Visionario, istintivo e anticonvenzionale: tre aggettivi per descrivere Massimo Viglietti, Chef di Enoteca Achilli al Parlamento, ristorante nel cuore del centro storico romano. Look insolito, un po’ artista un po’ macellaio, condito da un tocco rock che rispecchia la sua passione musicale. Difficile tratteggiare il suo temperamento e la sua indole, un caos studiato e pensato, un paradosso che ben descrive lo chef e la sua idea di cucina.
Figlio d’arte, Viglietti muove i primi passi nello storico ristorante di famiglia aperto nel lontano 1922, Il Palma di Alassio, icona ligure degli anni ’80, consacrato con le due stelle Michelin. Una continua ricerca di stimoli quella di Massimo che qualche anno fa lo porta ad accettare la sfida offerta dalla Capitale. Approda così all’Enoteca Achilli, portando a Roma una cucina creativa che gioca con i sensi e con i sapori, capace di stupire e lasciare a bocca aperta ogni commensale.
“La mia è una cucina istintiva e impetuosa, traduco le mie passioni, improvviso e interpreto. La mia non è spettacolarità estetica ma spettacolarità del gusto”. Un’estetica intimista che va oltre la moda, che abbatte limiti e confini. Così saltano le barriere tra dolce e salato e l’impostazione classica del menu. Antipasti, primi, secondi e dolci si mescolano e prendono nuove posizioni e forme. Piatti da shakerare, bocconi bendati, dessert dipinti come dripping sul tavolo, assaggi serviti sul palmo di una mano. Una spettacolarità che non ha come fine la necessità di stupire il cliente ma un caos che, ancora una volta, è solo apparen- te perché pensato e voluto con intuito e precisione, scaturito da un’attenta e intima riflessione gastronomica.
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