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Tenuta di Valgiano, Capannori, Lucca.

Un luogo incantevole, sormontato da un’antica dimora immersa nelle colline lucchesi. Laura di Collobiano e Moreno Petrini, i padroni di casa, mi accolgono come una vecchia amica invitata a pranzo.

Subito a mio agio, mi ha colpita come Moreno, raccontandomi la storia dell’azienda, non abbia cercato di parlare della bontà dei suoi vini o dei tanti premi ricevuti (3 bicchieri del Gambero Rosso praticamente ogni anno, 95/100 da Doctor Wine di Daniele Cernilli); ha raccontato la sua “terra”.

Tra l’altro, senza neanche basarsi esclusivamente sulla coltivazione biodinamica (che a detta di Laura va fatta, più che raccontata, quindi è evidentemente uno stile di vita, e non una moda…), ma raccontando le caratteristiche di quel territorio e di come possono essere sfruttate per produrre vini, ovviamente di qualità.

Ogni piccola area di quelle vigne ha una storia da raccontare, un’esistenza a se stante, ed è da lì che nasce il loro vino, senza troppi fronzoli e rielaborazioni di cantina. Nasce dalla vigna e dalle mani delle persone che da anni, come Saverio Petrilli, collaborano e lavorano con loro.

Veduta della Tenuta di Valgiano

La Tenuta di Valgiano e i suoi 13 ettari infatti sono situati in un luogo particolare dove “i terreni” si incontrano dando nuance e sentori chiari e definiti alle vigne sovrastanti, un particolare incontro tra terroir ed ere diverse, da una parte il calcare e le argille che rendono i vini più fini con un tannino elegante e dall’altra parte l’arenaria che regala al vino corpo e struttura. Quindi, nella stessa vigna si trovano diverse tipologie di uve come il Syrah, il Sangiovese e il Merlot.

Dal sito web: “Il Sangiovese viene preferibilmente coltivato lungo il crinale di alberese, terreno che gli permette di mantenere aromaticità pur ottenendo buona struttura. Sugli affioramenti argillosi si coltiva Merlot, in grado di mantenere finezza ed eleganza anche sulle argille e, sui ciottoli sabbiosi di arenaria, soltanto la Syrah può dare struttura oltre che profumi. I vigneti di età compresa tra i 7 e i 43 anni hanno una densità di 5700 piante a ettaro. La gestione di tutta l’azienda è totalmente biodinamica… continua ricerca di nuove pratiche e condivisione con gli altri agricoltori biodinamici…”

La prima parte della lavorazione in cantina sfrutta la gravità, pratica consueta a chi crede fortemente nella sostenibilità, il vino, poi, viene gestito come se si dovesse imbottigliare il prezioso contenuto di ogni botte – proveniente da una determinata zona della vigna) – da solo.

La complessità dei vini di Valgiano infatti, nasce già in vigna, attraverso l’interazione di uve con diverse caratteristiche ben definite… Immagino una “storia d’amore” tra le uve, che si conoscono in vigna e si riconoscono quando arrivano in bottiglia, come se, loro stesse, dopo essere cresciute, scegliessero i partner più giusti per quell’attimo, che potrebbe durare una vita. (In realtà sono i palati attenti di Moreno e Saverio che creano le più giuste armonie, ma era romantica come immagine 😂 )

A Valgiano (in tempi no Covid) si facevano e si faranno, aperitivi, pranzi ed eventi e l’ospitalità è sacra. Si può venire in azienda e degustare i vini approfittando di un goloso pranzo cucinato dalla bravissima Marta, cuoca sempre sorridente, che sforna bontà con 2, massimo 3 ingredienti a km 0, perché a Valgiano anche la cucina è semplice e genuina, talmente semplice che diventa fine ed elegante senza neanche volerlo.

Sono rimaste storiche le Tagliatelle alla farina di castagne essiccata al Metato della Marta! Tagliatelle fatte in casa con farina di castagne, battuto di olive Leccino appena raccolte dall’albero e porri, un piatto di un eleganza sconvolgente, con la sua tendenza dolce che dona carattere agli ingredienti semplici e resi delicati dalle cotture scelte.

Il Metato (o seccatoio) è un piccolo edificio o locale, realizzato in pietra o mattoni, destinato alla essiccazione delle castagne. Tale denominazione è tipica dell’Appennino tosco-emiliano, segnatamente dell’Appennino pistoiese, della Garfagnana, dell’Alta Versilia e dell’Appennino emiliano. Nella parte inferiore del metato si mantiene acceso un debole fuoco di legna di castagno, o di carbone di legna, (la legna deve essere necessariamente di castagno, altrimenti le castagne prenderebbero un sapore diverso o addirittura sgradevole) che si lascia bruciare, senza fiamma, per circa 30/45 giorni; nella parte superiore si pone, sul graticcio, uno strato di castagne di circa 40/80 cm; una o due volte le castagne vengono rigirate per farle seccare in modo omogeneo: è un’operazione molto delicata e laboriosa che deve essere svolta da persone esperte (un tempo veniva eseguita dai più anziani).

Ci sono altri prodotti in azienda da scoprire, come l’olio extra vergine d’oliva con il suo bel caratterino e i mieli. Uno su tutti è il miele di Elicriso, antibiotico naturale ma anche ingrediente che non dovrebbe mai mancare in una tavola gourmet; un sapore così particolare e piacevole che potrebbe trasformare un piatto banale in una ricetta degna di stella Michelin.

Miele di Elicriso

Oltre ai loro grandi classici Tenuta di Valgiano e il Palistorti bianco e rosso, mi diverte molto il Mazzapink, giovane, fresco e beverino, con un’etichetta stravagante, è l’ultimo nato per un pubblico più easy ma comunque attento alla qualità.

Il Mazzapink

Per la comunicazione (è il nostro lavoro quindi l’analisi viene fatta sempre di default) devo dire che non c’è nulla da appuntare, anzi, c’è da imparare, sono bravissimi da soli, sentirli parlare o leggere i testi del sito web è un piacere, un mood low profile e di grande carattere allo stesso tempo, che fa sì che siano gli altri a cercare loro…

Due parole prese qua e là dal sito, che racchiudono, secondo me, l’essenza della tenuta: “armonia, eleganza e poesia, intelligenza, ironia e finezza”.

Tenuta di Valgiano di Petrini & C. S.A.S. Società Agricola, via di Valgiano 7, 55012 VALGIANO (LU), tel+fax 0583/402271, e-mail: info@valgiano.it www.valgiano.it

Isabelle Grabau – www.flavour-coach.com